Tanti sono i ‘pezzi di storia’ della discografia rock internazionale. Pochi quelli di casa nostra, tra i quali alcuni ‘pezzi unici’ della Catania rock anni ’80-’90. L’esordio dei Flor –all’epoca noti come Flor de Mal– è uno di questi, soprattutto perché la band che lo realizzò fu una vera e propria folgorazione sulla via di quel ‘nuovo rock italiano’ che negli anni Novanta cominciava a far capolino.

 

La storia dell’indie band etnea inizia in un liceo della città del liotru, intorno al 1985, con l’esibizione di cinque elementi amanti dalla psichedelia pinkfloydiana; dopo qualche anno la band si sarebbe però ridotta ad un trio (Marcello Cunsolo, voce+chitarra, nonché Enzo Ruggiero e Paolo Santagati, rispettivamente bassista e batterista poi sostituiti) in grado di offrire da subito una produzione correlata a spontaneità e mediterraneità di un certo fare rock in modo del tutto passionale. Il salto di qualità della three-piece-band lo si deve ad uno showcase del 15 dicembre 1990, in quel di Catania: in quell’occasione i Flor de Mal presentano il loro primo ed omonimo album alla stampa e ai cronisti del settore, secondo un indirizzo musicale ben preciso e condiviso dalla Cyclope Records. L’indipendent label, che stampa il loro esordio su vinile e CD (preceduto da una promo-tape con 6 tracce delle 12 totali), era appena nata per volontà di Francesco Virlinzi –‘Checco’, per gli amici e i conoscenti–, uno tra i primi ad avere una sorta di preveggenza, di intuizione, in merito all’epopea del rock a Catania (quando in tutt’Italia spopolava la new-wave inglese…). Ricordiamo che la Cyclope Records riuscì a lanciare nomi come quello di Carmen Consoli,Moltheni, Amerigo Verardi e Mario Venuti. E come anche quello dei Flor de Mal, appunto, considerati dalla maggior parte degli addetti ai lavori come i migliori discepoli dei R.E.M.

 

Flor de Mal” porta la firma di una grande produzione: quella di James MacMillan, ingegnere del suono di cult-bandamericane come Feelies e Yo La Tengo. Il disco si apre con “Cover Of The Mind”, brano in cui la fa da padrone quella chitarra acustica che diverrà un vero e proprio marchio di fabbrica: ciò come a sottolineare da subito che i Flor de Mal sono una guitar band caratterizzata da una voce sicuramente particolare e da assoli ridotti all’osso, così come nella travolgente “Tommy”. Stupende sono “We’re Artists” e “Island”, naturale e spontaneo l’accostamento a sonorità R.E.M. (quelli della ‘fase’ “Green”) di brani come “Just For You” –poi diventato anche un videoclip– e “She”. Ma oltre ai R.E.M. si riescono a ‘leggere’ –ad esempio in “A New Day” e “On”– influenze marchiate Sonic Youth e/o Hüsker Dü (quelli più melodici): il tutto, però, senza dimenticare –come in “F.K.”, “Sweet Tarantella” e “Country Song”– le originarie radici, ben diverse da quelle delle summenzionate band a-stelle-e-strisce. Ogni brano è musicalmente diretto, melodico, secondo quella che può essere considerata una capacità di scrittura rock di una certa grandezza e –perché no?– accostabile a quella di altri lavori che vengono pubblicati in quello stesso 1991: un anno con tanti album, caratterizzati da qualità e successo, destinati a fare la storia della musica…

 

Proprio per tutte le caratteristiche appena sopra snocciolate, il primo album dei Flor de Mal rappresenta una pietra rara, un pezzo di storia del nostro panorama musicale che negli anni della sua pubblicazione avrebbe potuto peraltro vantarsi della partecipazione della band di Marcello Cunsolo al New Music Seminar di New York, dove i Flor de Mal sono segnalati –dalla rivista New Music Nights– come una delle rivelazioni dell’edizione 1991 del meeting newyorkese. Il fatto più sorprendente rimane senza dubbio l’interesse e l’entusiasmo che la band, all’epoca, riuscì a suscitare anche presso alcuni prestigiosi nomi del panorama internazionale: primo fra tutti quello di Peter Buck, chitarrista dei R.E.M., che avrebbe addirittura collaborato al secondo album della band catanese, “Revisioni” (suoi sono infatti il mandolino di “Intra‘n’cubu” e la dodici corde in “Julie”).

 

E’ il 1993 e l’amicizia tra Peter Buck, Marcello Cunsolo e Checco Virlinzi porterà a programmare, due anni dopo, un’inusuale data estiva (6 agosto 1995) allo stadio Cibali di Catania con tre nomi in cartellone: i locali Flor de Mal, gli allora giovani&sconosciuti (!?!) Radiohead e i R.E.M. In quello stesso periodo, i Flor de Mal –per questioni legali correlate ad un contenzioso con altra band italiana dal nome quasi uguale (i romani Fleurs du Mal)– contraggono il loro nome in Flor e pubblicano “Aria”: in esso limitano al minimo le incursioni in siciliano, riprendendo soprattutto la tradizione più ruvida del gruppo di Athens e guardando soprattutto al loro “Monster”. L’album rappresenta indubbiamente un fase intima e riflessiva e rimarrà per circa quindici anni l’ultimo della discografia dei Flor, fino alla recente pubblicazione del nuovo lavoro “Flor” registrato nel 2014 per la Prisoners Records.

 

 

Per celebrare l’uscita del loro nuovo album i Flor hanno avuto dei testimonial d’eccezione: i loro amici R.E.M. che hanno addirittura consigliato l’acquisto di “Flor” sulle pagine del loro sito ufficiale(http://www.remhq.com/news_story.php?id=1972).

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