Sono in molti a stilare le classifiche degli album top dell’anno appena trascorso, o di quelli da non dimenticare e rispolverare di tanto in tanto.
La mia intenzione con questo articolo è quella di motivare l’ascolto, sentirlo nel profondo, non a casaccio e secondo il gusto di qualcun altro, bensì sentendolo . Aprendo occhi e mente alla musica e alle parole.
Così , personalmente ho chiuso gli occhi e aperto la mente chiedendomi : cosa mi porterei dietro del 2013, quale sentimento portare nel 2014 ? E mi sono data una triplice risposta : rabbia, rivoluzione, e speranza.
Ora, percorrendo un’ assolutamente personale mini rassegna dei pezzi storici del rock che mi porterei in playlist, inizio ad ascoltare “ Road to Nowhere “ dei Talking Heads , un brano che parla di incertezza, di un cammino verso il nulla che però ci coinvolge tutti indistintamente, con un sound che richiama atmosfere tipicamente militaresche :
“We’re on a ride to nowhere..
Would you like to come along
and to help me sing this song.”
Rimanendo in tema “nowhere” penso al ritornello di “Radio Nowhere “ di Bruce Springsteen che non mi stanca mai “This is Radio Nowhere , isn’t anybody alive out of there ? “ e invoca tutti gli strumenti e tutte le voci possibili per riunirli in un solo ritmo, a suono del suo inconfondibile timbro vocale e musicale.
Da sempre la musica funge da tramite di aggregazione corale, in tutte le sue forme, come anche nel reggae di Bob Marley e della sua “ Redemption Song ”: “ All i ever had is song of freedom. Won’t you help to sing these songs of freedom ? ” invita a cantare assieme uniti come fratelli accomunati da un obiettivo comune che è il vivere in pace con il mondo. E pensando a questo inno comune a far sentire la nostra voce, penso anche a “ Working class hero“ di John Lennon del 1970 che addirittura venne bandita dalle radio per questo concetto qui :
“ Keep you doped with religion and sex and TV
And you think you’re so clever and classless and free
But you’re still fucking peasants as far as I can see
A working class hero is something to be. “
E a pensarci bene, è solo l’anno ad essere cambiato ma il testo resta purtroppo di grande attualità. Alla lotta , per così dire, della classe operaia, associo “ Ohio” di Neil Young, versione acustica interessante, stessa epoca della sopracitata di Lennon, la canzone affronta una tragica vicenda realmente accaduta in Ohio, riguardante l’uccisione di quattro giovani universitari durante una manifestazione pacifista per fermare la guerra in Vietnam. Quando i giovani di allora si muovevano.
E smuovevano. E su questa linea suggerirei anche “ Fortunate Son “ di Creedence Clearwater Revival dove si può lottare per affermare la pace e le proprie idee rimanendo figli di nessuno e intralcio per i poteri dominanti :
“It ain’t me, it ain’t me,
I ain’t no millionaire’s son.
It ain’t me, it ain’t me
I ain’t no fortunate one. ”
“ Tutti vogliono una rivoluzione” dicevano i Beatles con “ Revolution ”:
“ You say you want a revolution
Well, you know
we all want to change the world.”
Una rivoluzione che comunque si prefigge di non creare distruzione, di basarsi su idee pure ed evolute, realtà che certamente oggi non riesco a riscontrare da nessuna parte. Oramai, neanche le manifestazioni pulite riescono ad essere scevre dalla violenza. Ma questo, è un altro argomento.
Sicuramente, non è la fine del mondo come dicevano i R.E.M. in“ It’s the end of the world as we know it “, e i giornali e i mezzi di comunicazione di massa non siano più quelli di una volta, si parla di come non ci si può fidare più nemmeno dei giornalisti che sono sempre meno imparziali e più invischiati appunto, in un’ incredibile testo che è pregno di immagini, situazioni, stereotipi che sia alternano alla cadenza del ritornello sulla fine del mondo come noi lo consciamo:
“ Team by team reporters buffled trumped, tethered cropped look at that low playing ! Fine,then. “
Quanto tempo ci voglia per cambiare le cose, per dare un nuovo inizio di cambiamento, per noi giovani, questo non può dirsi, probabilmente è ciò cui pensava Bob Dylan in “Blowin’ in the wind” ripresa e arrangiata da molti cantanti successivi , che cita :
“ How many years can a mountain exist, before it’s washed to the sea ?
Yes, ‘n’ how many years can some people exist, before they’re allowed to be free ?
Yes, ‘n’ how many times can a man turned his head, pretending he just doesn’t see ?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind .”
Il che non è del tutto differente dall’idea di Pier Angelo Bertoli in “ Eppure soffia” del 1976 quando canta che “ il falso progresso ha voluto provare una bomba “ e “ un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale “ , “ eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua alle navi sulla prora . . . “
Musica arrabbiata, rivoluzionaria, e speranzosa, musica che ha attraversato cinquant’anni di storia e costume . Musica che arriva ad oggi come fosse sempre ieri. Questo è stato un semplice tentativo di condivisione di una mia idea, ma ancora di più, ho cercato di dare uno spunto a non smettere mai di
fare, pensare, e soprattutto ascoltare. A ciascuno il suo percorso, a ciascuno un buon inizio anno !