St. Louis, Missouri. Prima metà del ventesimo secolo. Charlie è un ragazzino di colore proveniente da una felice famigliola della middle class. Si dà da fare Charlie, nonostante la giovane età.

Appassionato di blues, a 15 anni si esibisce per la prima volta in pubblico.

A 18 finisce dentro, per una rapina a mano armata a Kansas City. A 21 esce di prigione e si sposa.

Charlie si rimbocca le maniche e, per mantenere la moglie Toddy e la figlioletta Darlin, si cimenta nei più svariati lavoretti: fa l'operaio in fabbrica, il portinaio, l'estetista, il fruttivendolo.

Non ha tuttavia abbandonato il suo sogno di suonare. Più per passione che per far soldi, si esibisce nei locali di St. Louis con diverse band. Se la cava, Charlie. Viene infatti ingaggiato dal pianista Johnnie Johnson per la sua band. Suonano prevalentemente blues. Ma ai bianchi piace il country, e così Charlie per puro diletto impara a suonare anche questo genere.

Un giorno, un tale McKinley Morganfield, più noto come Muddy Waters, lo raccomanda presso la Chess Records, a Chicago. Lì, con grande delusione, non viene apprezzato per il suo materiale blues.

E' invece una cover di un vecchio classico country, impastata nell'amato blues, registrata per scherzo, ad attirare l'attenzione degli uomini della Chess.

La canzone si chiama Maybellene. Charlie adesso lo chiamano Chuck.

Chuck ha appnena inventato il Rock'n'Roll.

Il lascito culturale ed artistico di Chuck Berry è difficilmente quantificabile.

I suoi testi, con il loro anticonformismo, incentrati su argomenti cari agli adolescenti come macchine, sesso e ribellione alle autorità, hanno definito l'immaginario rock;

La sua musica ha segnato le generazioni a venire.

Giusto per citare alcuni esempi notevoli, Mick Jagger e Keith Richards formarono i Rolling Stones dopo essersi conosciuti in una fermata del bus e aver scoperto di condividere l'amore per la sua musica. La prima Hit del gruppo, infatti, è proprio una cover di Berry: Come On.

Anche i Beatles hanno inciso due suoi pezzi nei loro primi dischi: Roll Over Beethoven e Rock'n'Roll Music.

Un altro grande estimatore del chitarrista di St. Louis, è Angus Young, chitarrista e icona degli AC/DC, che non ha mai fatto segreto del proprio amore e della propria idolatrazione. La famosa camminata on stage , la Duck Walk, marchio di fabbrica del diavoletto australiano, è ad esempio stata inventata dallo stesso Berry.

Potremmo continuare,  ma non credo che dopo nomi del genere sia necessario farlo.

Anche perché, per uno come Chuck, non servono a niente le parole. Affiancato da vere e proprie leggende della musica (In primis Willie Dixon al basso e Bo Diddley alla seconda chitarra), Chuck Berry ha inciso e composto alcuni dei più grandi capolavori della musica popolare, americana ma non solo.

Passiamo ai fatti.

 

1) Maybellene (1955)

Da molti è considerata la prima canzone Rock'n'Roll di sempre, o quantomeno la prima ad aver riscosso un certo successo. Sicuramente la prima in cui la forma propria del genere è ormai completamente definita.

E' in realtà un riadattamento di un vecchio brano country, Ida Red di Bobby Wills.

Le sonorità tipicamente western del pezzo vengono annegate nel sound blousy tanto caro al giovane Chuck. Il risultato è rivoluzionario. E' Rock'n'Roll.

Il testo è originalissimo: parla di una gara d'auto, inframmezzata a un lamento d'amore:

“Maybelline, why can't you be true

Oh Maybelline, why can't you be true

You done started back doin' the things you used to do”

Più Blues di così? Rock'n'Roll.

 

2) Roll Over Beethoven (1956)

Una di quelle canzoni coverizzate da chiunque. L'hanno riincisa i Beatles, gli Stones, i Sonics. Persino gli Iron Maiden. E a ragione. Uno dei tanti capolavori nel vasto repertorio di Chuck.

L'intro di chitarra è nel suo tipico stile, il testo è così irrispettoso ed irriverente, da risultare irresistibile.

Come si evince dal titolo, è un'invettiva contro la musica classica.

Chuck l'ha scritta ricordando la sorella Lucy che lo distraeva suonando brani classici al pianoforte, mentre lui cercava di comporre i suoi pezzi rock'n'roll.

Si rivolge quindi ai disc jokey: lasciate perdere Beethoven, mettete su il mio disco che vi infiammo le casse. E date la notizia a Tchaikovsky.

“I got the rockin' pneumonia,

I need a shot of rhythm and blues

I think I'm rollin' arthritis

Sittin' down by the rhythm review

Roll Over Beethoven rockin' in two by two”

E' la ribalta della musica “ignorante”.

 

3) School Days (1957)

Se c'è una cosa che ha favorito la diffusione della musica di Chuck Berry tra i più giovani, conferendogli quel ruolo di bandiera generazionale, è stato sicuramente il suo trattare, con la sua poetica rock, anche argomenti ad essi cari, non per ultima la scuola. Il suo primo LP si chiama infatti After School Session, e da esso è tratta School Days.

Racconta una noiosa giornata di scuola di un ragazzino che non ha alcun interesse a studiare, ma un unico pensiero fisso: Hail, Hail Rock'n'Roll.

“Drop the coin right into the slot,

you gotta hear something that's really hot;

With the one you love, you're makin' romance,

all day long you've been wanting to dance;

Feeling the music from head to toe:

round and round and round you go!

Long live rock 'n' roll!”

Direi che molti di noi ci si riconosceranno, al di là dell'età.

Una versione degna di menzione del brano è quella registrata dagli AC/DC nel secondo album della discografia australiana della band, T.N.T.

 

4) Carol (1958)

Forse la conoscete nella versione dei Rolling Stones. Anche questa l'ha suonata un po' chiunque, soprattutto nei Live. Nomi notevoli: Doors, AC/DC, Beatles, Yarbirds, e tanti altri.

E' veloce, rabbiosa, trascinante. E' Chuck Berry al Top (parafrasando il titolo dell'album di provenienza, Chuck Berry is on Top).

Il testo è una dichiarazione d'amore rock'n'roll ad una giovane di nome Carol.

“And if you wanna hear some music like the boys are playin'

hold tight, pat your foot, don't let 'em carry it away,

don't let the heat overcome you when they play so loud,

oh, don't the music intrigue you when they get a crowd.

You can't dance, I know you wish you could,

I got my eyes on you baby, 'cause you dance so good”

Poesia(&)RnR.

 

5) Johnny B. Goode (1958)

Il capolavoro. Sicuramente il pezzo rock'n'roll più famoso tra tutti, non solo nella produzione del nostro. Chi non conosce Johnny B. Goode? L'ha suonata Michael J. Fox nei panni di Marty McFly nel mitico cult movie Ritorno al Futuro (1986). In quella scena si immaginava che la geniale composizione del brano fosse frutto di un paradosso temporale. L'hanno registrata persino i Sex Pistols per la soundtrack di The Great Rock'n'Roll Swindle.

E' la storia di un povero ragazzo, della “bassa Lousiana, vicino New Orleans”. Un ragazzo privo di qualunque capacità: non sa né leggere, né scrivere. Ma una cosa la sa fare Johnny: suona la chitarra da dio. Capacità che lo porterà a realizzare il proprio sogno: è l'American Dream in Rock'n'Roll.

“He used to carry his guitar in a gunny sack,

go sit beneath the tree by the railroad track.

Oh, the engineerswould see him sitting in the shade

strumming with the rhythm that the drivers made.

People passing by they would stop and say:

'Oh, my that little country boy could play' ”

Vai Chuck, vai.

 

6) You Never Can Tell (1964)

Uno degli ultimi capolavori composti, prima della discesa artistica. Uno dei più famosi, soprattutto dagli anni '90, grazie questa volta non ad una cover di successo, ma bensì ad un'apparizione cinematografica: è la colonna sonora della cult scene di Pulp Fiction (1994) di Q. Tarantino, quella della danza dal gusto “fifties” di Vincent Vega (J. Travolta) e Mia Wallace (U. Thurman), sequenza oramai indelebile nell'immaginario collettivo, cinematografico ma non solo.

La canzone racconta del matrimonio di una giovane coppia, Pierre e la sua ragazza, e della loro vita da sposi. Il brano si basa su un refrain ripetuto alla fine di ogni strofa, che ci ricorda che ciò che può capitarti nella vita, anche da sposato, non lo puoi mai sapere:

" 'C'est la vie,' say the old folks, 'It goes to show you never can tell' "

 

LA COVER: The Beach Boys – Surfin' USA (1963)

La famosa hit del quintetto californiano, non è altro che un riadattamento (non autorizzato) di Sweet Little Sixteen (1958) di Berry. Nonostante le leggere modifiche del testo, e l'inconfondibile tocco dei Boyz, questo omaggio all'artista di St. Louis costò alla band 1 milione di dollari.

Chuck è questo. E' la sua musica, è la sua ribellione, è il suo rock'n'roll.

John Lennon disse di lui “Se provassi a dare un altro nome al Rock'n'Roll, sarebbe Chuck Berry”, defininendolo anche “il primo vero poeta rock”. E se lo dice John, direi che abbiamo ben donde di crederci.

Chuck Berry è stato sicuramente uno degli artisti che, insieme a pochi altri suoi coevi, da soli hanno più influenzato, dalla genersi agli sviluppi più avanzati, il genere musicale che più amiamo, nonchè lo stile di vita e la mentalità ad esso connessi.

CURIOSITA': Nel 1977 nell'ambito della missione NASA Voyager, fu registrato un disco per grammofono contenente le più svariate testimonianze culturali, geologiche ed antropologiche del nostro pianeta, che venne lanciato al di fuori del sistema solare, nella remota speranza che, in un lontano futuro,  venga ritrovato da una forma di vita intelligente, che potrà così avere un'idea di chi siano, o di chi furono, i Terrestri.. E' il nostro lascito all'Universo, insomma.

Nella sezione “Suoni della Terra”, uno dei brani scelti a rappresentare la “musica terrestre” è  Johnny B. Goode di Chuck Berry (Accanto a Bach, Mozart e Beethoven, per intenderci.) Verosimilmente, la sonda raggiungerà un altro sistema solare non prima di 40000 anni. Long Live Rock'n'Roll.

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