Giù dal Minnesota, fuggendo dal Lago Itasca, solca il suo letto per migliaia di chilometri; giù e giù, scorre, lento, passando a qualche miglia da Chicago.

Scorre, scorre giù, e bagna St. Louis, poi Memphis, e ancora giù sino in Louisiana, dove si tuffa nel Golfo del Messico, poco dopo aver accarezzato New Orleans.

Quante storie avrebbe da raccontare il Mississippi se sapesse parlare, se potessimo ascoltare.

Di guerre, di rapine, d'amore, di sofferenza, di schiavitù.

Di quel bambino nero dal nome strano, McKinley, che giocava sulle sue rive. In quell'acqua che dopo aver percorso in tutta la loro lunghezza gli States, si andava a mischiare alla terra, dando vita a quella fanghiglia. E quel bimbo, orfano, che viveva con la nonna, ci passava le giornate a giocarci  in quella fanghiglia, su quelle rive, ad ascoltare tutte le storie che il Mississippi aveva da raccontargli. Tanto che ben presto, inevitabilmente, da quel fango prese pure il nome.

McKinley, ancora bambino, iniziò a suonare l'armonica. Poi crebbe, e a 17 anni imbracciò la sua prima chitarra, ispirato principalmente dalle leggende del Delta Blues, come Son House e Robert Johnson.

Prese il nome da quel fango, dicevamo.

Probabilmente nessuno di voi ha infatti mai sentito parlare di quel bambino di nome McKinley Morganfield.

Ma sono pronto a scommetterci. A scommettere che tutti, tutti voi, avete sentito parlare di un tale di nome Muddy Waters, re del Chicago Blues.

Perché Muddy Waters è Storia, una delle più belle che il Mississippi abbia mai voluto raccontare.

 

Dai dischi che quel bambino, diventando adulto, avrebbe inciso, per oltre mezzo secolo hanno attinto i più grandi artisti della musica Rock, e non solo. Da uno dei suoi brani più famosi, Rollin' Stone, hanno preso spunto per il proprio nome i Rolling Stones, nonchè una delle più prestigiose riviste a tema Cultura Pop, la famosa Rolling Stone. I suoi classici, a volte interpretati e portati al successo da lui ma scritti da altri grandi Bluesman, su tutti Willie Dixon, sono stati ri-incisi da innumerevoli artisti, come ad esempio, giusto per citarne alcuni, Elvis Presley, Etta James, i New York Dolls e Cyndi lauper, a testimonianza del grande impatto che Muddy Waters ha avuto non solo sul Blues, ma sulla Pop Music tutta.

E ciò è più che altrove vero per quel che riguarda il Rock, per numerosi motivi.

Non per ultimo il fatto che, come forse ricorderete dal RockRoots su Chuck Berry, fu proprio Waters a raccomandare il RockNRoller presso gli studi della Chess Records.

Ma soprattutto perché le innovazioni che egli ha introdotto negli stilemi della musica Blues americana delle origini, prima su tutte l'introduzione di un utilizzo massiccio di chitarre elettriche, che gli Inglesi ebbero modo di poter apprezzare durante un suo Tour Britannico nel '58, hanno portato alla nascita del British Blues, ovvero di quella corrente musicale dal quale sbocciarono band a dir poco fondamentali per la nascita ed i futuri sviluppi del Rock, tra i quali vale la pena citare, giusto per dare un'idea della portata di tale movimento, gli Yardbirs (dalle quali ceneri nasceranno i Led Zeppelin), i Rolling Stones, i Bluesbreakers di John Mayall ed i Fleetwood Mac.

 

Ma il Chicago Blues elettrico di Waters, di cui si può avere un delizioso assaggio nel suo album (da lui in seguito rinnegato e disprezzato) Electic Mud del '68, non è ovviamente il solo campo d'eccellenza del Bluesman.

Infatti, nonostante venga ricordato soprattutto, e a merito, per esser stato uno tra i creatori e maggiori esponenti di quel particolare stile, è nel Delta Blues classico che il nostro si trovava più a suo agio, come dimostra il suo capolavoro, colonna portante ed essenziale della discografia Blues tutta, Folk Singer del 1964.

D'altronde, parafrasando il titolo della traccia che apre il disco, la sua casa era pur sempre il Delta.

Tra i vari album registrati durante la sua lunga carriera, menzione speciale meritano i due “Super Blues”, registrati in collaborazione con altre tre vere e proprie leggende: Howlin' Wolf, Bo Diddley (che presenzia in entrambi i dischi) e Little Walter, tutti artisti con i quali egli collaborò più volte nel corso della sua vita.

 

Sono certo che pensate come me, cari Blowers, che non serve dilungarsi a scrivere, a leggere, a parlare, quando l'unica cosa davvero importante è mettere Play, chiudere gli occhi ed ascoltare.

Signore e signori, lasciatevi trasportare sulle Rive del Mississippi, tra fango e mito, ad ascoltare quelle storie che il Vecchio Fiume ha da raccontarci, perché, grazie a quel bimbo che lì giocava, esso può finalmente parlare, cantare, raccontare.

 

 

1) I Can't Be Satisfied (1948)

Prima registrazione del Bluesman, che la incise per la prima volta nel '41 come I Be's Troubled, e la ripropose con questo titolo 7 anni dopo.

A far da protagonista è sin da subito la chitarra di Muddy.

Un pezzo che mette in risalto tutta l'abilità chitarristica di uno che della tecnica dello strumento ha riscritto le regole. Il pezzo, un classico Blues in 12 battute,  è stato riproposto anche dai Rolling Stones nel secondo disco della loro discografia Inglese.

Il testo riprende molti dei tipici temi del Blues delle origini: il viaggio come fuga, l'insoddisfazione perenne (come intuibile dal titolo stesso), e il conseguente addio alla persona amata.

 

“Well I know my little old baby,

she gonna jump and shout,

that old train be late man, Lord,

and I come walking out.

I be troubled, I be all worried in mind.

Well honey ain't no way in the world could we be satisfied,

and I just can't keep from crying'”

 

 

2) Rollin' Stone (1950)

In realtà non è proprio una composizione originale del Re del Blues di Chicago. O meglio, non completamente. Il pezzo che ha battezzato i Rolling Stones e la celebre rivista americana, infatti, è il personalissimo riadattamento di un vecchio classico Delta Blues, Catfish Blues (famosa anche la estasiante esecuzione di Jimi Hendrix di questo brano).

Rollin' Stone è una perfetta dimostrazione dell'eccezionalità del Bluesman, che si esibisce qui da solo, voce e chitarra elettrica, in un brano che ha segnato profondamente un genere.

Il titolo è ispirato a un proverbio popolare: “a rolling stone gathers no moss”, che starebbe approssimativamente per “su una pietra rotolante non cresce muschio” , tradizionalmente ad indicare l'importanza della stabilità, e probabilmente in questo caso, al contrario, ad esaltare una vita nomade in continuo movimento (a voi l'interpretazione).

Il brano, come spesso accade nel Blues, è un susseguirsi di strofe narrativamente sconnesse, collegate tra loro solo da una struttura comune.

 

“Well, I feel, yes I feel,

Feel that I could lay down oh, time ain't long

I'm gonna catch the first thing smokin,

Back, back down the road I'm goin

Back down the road I'm goin

Back down the road I'm goin

Sure 'nough back, sure 'nough back”

 

3) Long Distance Call (1951)

Pezzo presente anche, in un ri-arrangiamento tutto acustico, nell'album Folk Singer.

Nella sua versione originale è un godibilissimo blues in cui si intrecciano, su un giro di basso, la chitarra di Muddy Waters e l'armonica a bocca del grande Little Walter.

E' una supplica d'amore in cui il cantante si rivolge all'amata lontana, nella speranza di ricevere una sua chiamata, così da ricevere sollievo dalla voce di lei.

Dolce e malinconico, come il buon vecchio Blues dev'essere.

 

“You say you love me darlin',

please, call me on the phone sometime.

You say you love me darlin',

please, call me on the phone sometime.

When I hear your voice

you ease my worried mind”

 

4) I'm You Hoochie Coochie Man (1954)

Uno dei suoi pezzi più famosi, scritto dal già citato Willie Dixon (autore di una sconfinata quantità di classici del blues, spesso lasciati però all'interpretazione di altri, grandi, esponenti della Musica del Diavolo) che qui suona anche il contrabbasso. Lo splendido riff d'armonica, suonata ancora una volta da Little Walter, è uno dei più ricorrenti e conosciuti della musica Blues, diventato un vero e proprio standard. Gli altri musicisti sono Otis Span al piano, Fred Below alla batteria e Jimi Rogers all'altra chitarra, che danno qui vita ad una delle formazioni più osannate dell'intera storia del genere. Vere e proprie leggende che eseguono un brano divenuto mito.

Il brano si ispira alla magia tribale Voodoo ( Tematica ricorrente nella produzione del nostro, ne sono altri esempi “Gypsy Woman”, “Louisiana Blues” e “Got My Mojo Working”).

Il narratore esalta le proprie qualità di conquistatore, dovute proprio a rituali e amuleti magici.

Cosa si intenda per “Hoochie Coochie Man”, è oggetto di varie interpretazioni: l' Hoochie Coochie era una danza sensuale diffusa nei bordelli, e le donne che la ballavano erano chiamate Hocchies Coochies; ma Hoochie Coochie può riferirsi anche a chi pratica la magia Voodoo, o ad una persona sessualmente attraente. Altre interpretazioni vedrebbero in “Hooch” un riferimento all'alcolismo e in “Cooch” un'allusione ai genitali femminili.

Ma poco importa, ciò che è certo è che, un Hoochie Coochie Man è uno che sa come divertirsi.

 

“Because I'm here

Everybody, everybody knows I'm here

I'm you Hoochie Coochie man

Hey, I tell you, everybody knows I'm here”

 

5) Mannish Boy (1955)

Anche Mannish Boy è entrata nell'immaginario collettivo Blues. Anche gli ascoltatori occasionali, infatti, hanno senz'altro presente questo classico. La canzone è accreditata, oltre a Muddy Waters e al compositore Mel London, anche ad un'altra leggenda: Bo Diddley.

Infatti Mannish Boy nasce come risposta ironica alla altrettanto famosa I'm a Man di Diddley, a sua volta ispirato dalla Hoochie Coochie Man di Waters/Dixon.

Ed effettivamente, le somiglianze a livello musicale e lirico sono evidenti (e volute).

Il pezzo si struttura sul caratteristico riff d'armonica (suonata stavolta non dal “solito” Little Walter ma da un altro maestro dello strumento, Junior Wells) su un solo accordo, che si ripete costante durante tutto il pezzo.

Il testo, come dicevamo ironicamente contrapposto al brano già citato di Bo Diddley, è incentrato sul tema del ragazzino cresciuto e diventato uomo, che ora esalta le proprie qualità, ricorrendo anche all'utilizzo di appellativi utilizzati nei brani più famosi di Muddy.

 

“I'm a man

I'm a full grown man,

I'm a man,

I'm a natural born lovers man,

I'm a man child,

I'm a rollin' stone,

I'm a man child,

I'm a hoochie coochie man”

 

6) You Shook Me (1962)

La canzone si basa su una pezzo strumentale suonato dal chitarrista slide guitar Earl Hooker e dalla sua band, intitolato “Blue Guitar” (1961).  Ad esso venne sovraincisa, per volere del proprietario della Chess Records, la traccia vocale cantata da Muddy Waters. Re-intitolato “You Shook Me”, il singolo fu pubblicato nel 1962.

Il risultato non lascia intuire nulla della sovraincisione, tanto bene si amalgama la voce del nostro con le linee di chitarra slide suonate da Hooker.

Fu riproposta qualche anno dopo dai Led Zeppelin ed inserita nel loro album d'esordio, in una versione dal mood psichedelico che ha fatto storia. E la stessa parte d'organo qui presente fu suonata dallo stesso John Paul Jones degli Zeppelin anche per l'interpretazione del Jeff Beck Group.

Oltre alle numerose cover proposte da svariati artisti nel corso degli anni, altro tributo di cui il brano può fregiarsi è la celebre “You Shook Me All Night Long” degli hard rocker australiani AC/DC che trae spunto proprio da un verso della canzone di Muddy Waters.

Il testo, scritto da due pilastri della Musica del Diavolo, il già citato Dixon e J.B. Lenoirr, è un inno alla passione e all'amore carnale.

 

“You know you move me baby

just like a hurricane,

you know you move me baby

just like a hurricane,

oh, you know you move me darling,

just like an earthquake moves the land”

 

 

LA COVER: Etta James – I Just Want to Make Love With You (1961)

Il brano, figlio ancora una volta della fertilissima collaborazione Dixon/Waters, fu registrato come singolo successivo a Hoochie Coochie Man, nello stesso anno (1954).

Ma la versione più bella, sta volta, come raramente accade, non è l'originale.

Nel 1961 una delle Dee della Black Music, sua Signora Etta James, re-interpretò il brano.

Con la sua voce calda e sensuale, ridiede una nuova anima al pezzo, immortalandolo come uno dei più belli della storia della Musica.

E il testo, con qualche piccola modifica, cantato da una Lei come la nostra Miss Peaches, si carica di pathos, tra l'erotico e il romantico, esaltando le dolci venature di uno dei testi più belli e passionali mai scritti.

(Vi consiglio, oltre ovviamente all'ascolto, il confronto tra il testo originale della versione di Muddy e quello rivisto da Etta, immaginando quest'ultimo come una risposta al primo).

 

“I don't want you to be no slave,

I don't want you to wake all day,

bu I want you to be true,

and I just want to make love to you,

love to you, love to you”

 

CURIOSITA':

Muddy Waters appare in una puntata della famosa Serie TV animata “I Griffin”.

Nella puntata s05e04 il leggendario Bluesman viene bonariamente parodiato per il suo sofferto cantato, e immaginato nell'intento di cantare la sua Mannish Boy nel proprio bagno in preda ai dolori provocati da un calcolo renale (con tanto di band presente).

 

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