Imboccata la Route 95, appena usciti da New York, procedete per circa 7 miglia e prendete l’uscita New Jersey verso l’Interstate 87 in direzione Nord. Dopo circa 50 miglia, precisamente all’altezza di Monroe, continuate sulla NY 17 W, una piccola strada a due corsie tra ruscelli e laghetti che taglia le sconfinate valli del Chester e conduce su Danielson Road; ancora 177 feet e siete arrivati a Bethel.

“Bethel??”… Direte voi con stupore. Esatto!

Questa piccola cittadina di appena 4.500 abitanti, totalmente immersa nella campagna della contea del Sullivan è famosa nella storia del rock, non perché ha dato i natali ad un cantante o a una famosa band, ma perché per quattro giorni, dal 15 al 18 Agosto, ha raccolto sullo stesso palco i più grandi cantanti e le più famose band del periodo in un gigantesco ed indimenticabile festival:

Woodstock ’69.

Dopo varie peripezie, i promotori del Three day of peace & music- così era sponsorizzato – scelsero, come location del festival, 600 acri (2,4 km²) della fattoria di Max Yasgur, una conca naturale, abbracciata da alberi che scendeva dolcemente verso uno stagno . Qui, stagno alle spalle, venne posizionato il palco. Ciò che accadde a “Woodstock” è un guazzabuglio di fatti assurdi e stranezze di ogni tipo, si verificarono 2 nascite e 4 aborti spontanei, o ancora Abbie Hoffman- attivista e politco statunitense – fu scacciato da Pete Townshend(The Who) a colpi di chitarra. Al festival, organizzato per accogliere da 150 a 200 mila spettatori, accorsero più di mezzo milione di partecipanti che sotto l’ispirazione hippie ed in una magica atmosfera di pace e spensieratezza assistettero all’indimenticabile kermesse di Stars.

Ritchie Havens, il giovanissimo Santana, The Who, Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin, Jefferson Airplane, sono solo alcuni dei nomi che per quattro indimenticabili giorni si esibirono sul palco. Richie Havens aprì il festival, un lungo abito marrone, pantaloni bianchi e scalzo, High flyin’ bird, Hey Jude, e l’improvvisata Freedom, urlo sofferente di libertà cantato in coro da quasi mezzo milione di persone. Il giorno successivo si esibirono i Gratefull Dead, Santana con i suoi solo nella tribale e febbrile Soul Sacrifice; Creedence Clearwater Revival,9 magnifici pezzi tra i quali I put a spell on you; Janis Joplin & The Kozmic Blues Bandcon le nostalgiche Summertimee Peace of my Heart.

Come scrisse Jerry Rubin:

“la nostra cultura e la nostra comunità, con la nostra musica, la nostra stampa, i nostri valori, miti e leggende”, per creare “una pazzia che sia autenticamente nostra!”, era questo il “Woodstock Spirit”.

Joe Cocker inaugurò l’ultima giornata in programma, alle due del pomeriggio, si esibi in una superlativa performance per un giovane che aveva fino a quel momento suonato per un numero massimo di 600 spattatori.

Chiuse in bellezza Jimi Hendrix, il quale avendo insistito per essere l’ultimo ad esibirsi al festival, e il suo numero era stato previsto, a mezzanotte,non salì sul palco fino alle nove del mattino di lunedì, quando maggior parte degli spettatori aveva dovuto lasciare il festival – rimasti in quasi 200.000 anziché 500.000 – ascoltarono Hendrix, in una magistrale performance per più di due ore, la più lunga nella sua carriera.

Jimi, Stratocaster destrorsa rovesciata, grosso anello dorato sull’indice della mano sinistra ed un altro sul mignolo della destra, concluse sulle note distorte dell’ Inno americano… E oggi come allora, tocca ancora una volta a lui tale onore:

 

Ho apprezzato il senso di non violenza del festival e il pubblico che ha accettato tutte queste difficoltà. Hanno dormito nella melma e se ne sono andati dicendo che era un gran festival. Questo è accaduto perche’ i ragazzi sono stanchi di far parte di gang giovanili, o di gruppi politici o di sentire le parole del presidente. I giovani cercano una direzione differente!“.

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