Immaginate la semplicità con cui si incontrano degli amici, la naturalezza con la quale ci si siede ad una panchina e con qualche bottiglia di birra e tante, tante sigarette, si discute di musica, di idee e progetti, si ride e si “cazzeggia”, si discute di tutto e nulla, perché in fondo, ciò che importa è stare assieme se hai per amici una compagnia divertente e tra le più gradite. Ecco, la scorsa settimana  ho incontrato La Governante per voi, band siciliana che comincia a riscuotere un certo consenso e a farsi un certo seguito, presentandosi per ciò che realmente è: un frutto genuino della nostra terra… ma basta annoiarvi con questa introduzione, meglio che leggiate da voi stessi; questo è il “raccolto” della nostra ora assieme.

 

Una band che si presenta col nome “La Governante”, sicuramente non manca di originalità, il nome fa pensare al famoso dramma di V. Brancati, ma sono quasi sicuro che non sia per questo, dunque, com’è nata la scelta del nome?

È nata ricordando una frase di molti anni fa “io la sigaretta non la fumo, la governo”. Ma credo abbia un significato più sociale, nel senso che le ultime generazioni di italiani sono state abbandonate a se stesse soprattutto dalle istituzioni, dai governanti…allora ci piace pensare che dentro ognuno di noi si sia creata una sorta di Governante, una presenza confortante pronta a colmare questa mancanza… in pratica La Governante è una repubblica fondata su te stesso.

 

Avete già pubblicato il vostro primo singolo dal titolo “Finché puoi tu balla”, ovviamente dietro un titolo a prima vista semplice, si nasconde un significato più profondo, qual è il vero messaggio che volete trasmettere?

 

Il messaggio che vogliamo mandare con “Finché puoi tu balla” è un messaggio di positività, quello di continuare a cogliere le occasioni che ti offre la vita nonostante le molte difficoltà, anche col  rischio di risultare egoista, ma come dire, finché puoi, fino a quando la vita riesce ad offrirti quel poco che basta per sentirsi ancora vivi, non ti fermare… continua a ballare.

 

Le influenze della musica del passato non mancano, e lo stesso incipit della canzone, tradisce già un rimando ai grandissimi Joy Division…a quale genere di musica guardate nella creazione dei vostri pezzi?

 

Alcuni di noi ascoltano musica anche per 10 ore al giorno. Crediamo sia molto importante farsi stimolare da molta musica, perché ti permette di infilare nel frullatore diverse ispirazioni senza che il risultato sia troppo uguale ad un solo gruppo. In linea di massima, stando a quello che dicono le persone che vengono a vedere i nostri concerti, orbitiamo intorno alla new wave, al post rockkrautrock; con piccole influenze di elettronica minimale e altri generi… quindi anche per semplificare ci piace definirci new-post-qualcosa.

 

In fase di componimento, solitamente, uno strumento fornisce l’incipit per la creazione di un brano. E’ così anche per voi o avete un modo diverso di comporre?

 

Non abbiamo un modo standard di comporre. Solitamente i brani nascono da improvvisazioni in sala prove o da una base di  chitarra e voce o synth e voce. Altri pezzi invece restano del tutto strumentali senza la necessità di aggiungere una parte vocale.

 

Molti si lamentano della mancanza di novità nel panorama della musica italiana. In realtà di certo i gruppi validi non mancano e voi ne siete una prova, come vedete lo scenario indipendente italiano?

 

Grazie. C’è molto fermento in tutta Italia: dal nuovo cantautorato, al synth-pop un po’ da “cazzeggio”, al rock più impegnato; crediamo stia venendo a mancare quel sostegno discografico che ha permesso in passato a band come Afterhour, Marlene Kuntz, Verdena, Subsonica di affermarsi. D’altronde l’italia è stata abbandonata anche da questo punto di vista per diventare il paese che propone musica “nuova” solo attraverso il mezzo televisivo ed il reality show. Riteniamo però che ci sia una scena con un particolare fermento… quella new wave  post-rock, con gruppi come Soviet Soviet, Be Forest o Joycut molto interessante che però punta, guarda caso,  al mercato estero.

 

Si dice che stiate producendo un album con la direzione artistica di Fabio Rizzo (black eyed dog, waines, pan del diavolo), cosa dobbiamo aspettarci da questo album?

 

In realtà, quella con Fabio è stata una prima sessione di registrazione di 4 pezzi e presto rientreremo in studio per completare l’album. Palermo è una città con molte contraddizioni ma molto viva artisticamente, ci piaceva semplicemente respirare quest’aria durante le registrazioni, attraverso un produttore artistico che fa parte del così detto Palermo sound. Per quanto riguarda l’uscita dell’album non c’è ancora una data, ma possiamo dire che diverse etichette indipendenti che hanno ricevuto il nostro materiale si sono dimostrate interessate a pubblicarlo.

 

Il nome della band e il primo singolo, come già detto, esprimono un certo impegno sociale, ad ulteriore dimostrazione di ciò, avete aderito al comitato di artisti NO MUOS (mobile user objective system,ndr) un nuovo e potentissimo sistema di comunicazione in costruzione su territorio siciliano. Considerato il vostro “attivismo”, la domanda mi sorge spontanea: credete che la musica possa giocare un ruolo decisivo nella sensibilizzazione delle coscienze, e in che modo?

 

Crediamo che ogni artista, anche nel suo piccolo, abbia l’obbligo di sensibilizzare chi lo segue e colmare il vuoto d’informazione creato dai mass media intorno a certi argomenti scomodi.Oggi qualsiasi musicista ha la possibilità di sensibilizzare attraverso la propria pagina Facebook, o attraverso i testi delle canzoni o semplicemente esponendo la bandiera del movimento No Muos durante i concerti. Il Muos oltre ad essere un pericolo per la salute dell’intera Sicilia è soprattutto un mezzo con il quale gli americani, con la solita scusa di esportare la “democrazia”, porteranno distruzione e sofferenza in mezzo emisfero. E poi ci si dovrebbe sentire parecchio presi in giro visto che è un progetto portato avanti da uno che ha ricevuto il premio nobel per la pace in anticipo e sulla fiducia…

 

Una consistente parte delle band che comincia a far musica, spesso preferisce esprimersi in lingua inglese per la sua immediatezza e anche per la facilità di penetrare il mercato estero; solo pochi hanno il “coraggio” di esprimersi in italiano ed è il vostro caso, vi è una motivazione dietro queste scelta ed escludete di esprimervi in futuro in una lingua diversa?

 

È stata una scelta del tutto spontanea, anche se non sempre risulta facile sovrapporre la lingua italiana a certi generi musicali. Cantare in inglese resta però un’ottima scelta che permette alle band di avere maggiori possibilità con il mercato estero che è molto più attendo ai “sottoboschi” musicali di quanto lo sia il nostro paese, quindi non escludiamo del tutto che in futuro si possa anche cantare in inglese.

 

Ho seguito di tanto in tanto la vostra pagina Facebook ed ho notato che pubblicate degli ottimi pezzi, sareste così gentili da consigliarne sei ai nostri lettori?

 

Cari blowers, eccovi sei brani scelti per voi da La Governante:

 

Mynth – Beach House

Brennistainn – Sigur Ros

Bad vibration – Black Angels

To the South – Motorama

Dry – Anna Calvi

Sour Times – Portishead

 

 La Governante su Facebook: http://www.facebook.com/lagovernanteband

 

Video di “Finché puoi tu balla” http://youtu.be/aBbIS9pXwPA

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